Corso Gratuito sulle Tecniche di Base

slider-corso-base-minStai pensando di avvicinarti allo Shiatsu come operatore? Sicuramente avrai visto molte promozioni e occasioni, in giro per la rete, più o meno economiche.
Accademia Italiana Shiatsu-Do vuole darti la possibilità di entrare nel mondo dello Shiatsu-Do con il minimo sforzo, avendo comunque la garanzia della formazione ad alta qualità, marchio di fabbrica di Accademia!

Che cosa devi fare?

Innanzi tutto, clicca sul link che trovi in questo articolo e compila il form.
Entro poche ore riceverai una email con le informazioni riguardanti la nostra sede a te più vicina e le date del corso gratuito.

Come posso partecipare al corso gratis?

Per iscriverti al corso devi contattare la nostra sede nazionale o la sede locale a te più vicina e associarti ad Accademia Italiana Shiatsu-Do.
E’ richiesto un contributo di soli €70/anno con il quale potrai partecipare non solo al corso gratuito di 12 ore, ma anche a tutte le attività delle nostre sedi in tutta Italia.

Non esitare oltre: clicca qui e inviaci i tuoi dati senza alcun impegno!

Una storia vera…

Si può parlare di diagnosi nello shiatsu?

Dialogo tra Salviati, Sagredo e Simplicio a Villa Martini, Firenze, dove si tiene un corso di shiatsu.

SAGR. Mi piacerebbe parlare della diagnosi nello shiatsu. Nelle tue lezioni, Salviati, ci hai insegnato ad ascoltare il contatto delle dita con i punti Shu, i punti Mu, le zone di Masunaga e i meridiani Jing Mai. Un punto, zona o meridiano può manifestarsi con qualche differenza rispetto agli altri (lo diremo «interessante»), e siccome ognuno dei punti, zone e meridiani è associato o a un organo o a un viscere, possiamo usare queste percezioni per individuare gli organi o visceri in stato di squilibrio energetico.

SIMPL. Infatti, tra le regole diagnostiche della medicina tradizionale cinese (MTC) vi è vuoto-pieno. L’organo pieno ha un eccesso di qi che generalmente conviene diffondere ad altre zone, l’organo vuoto ha carenza di qi e perciò conviene nutrirlo.

SALV. Vi ascolto con molta attenzione ma, nel seguito, preferirei che non parlassimo di diagnosi come se lo shiatsu fosse una terapia. Lasciamo ad altre discipline queste categorie, e cerchiamo noi, invece, di accogliere sempre uke così com’è, con tutte le sue caratteristiche, senza troppo connotarle come positive o negative. Parlando di stato energetico di uke intendiamo, come noto, l’espressione del qi in quel momento – e voglio usare il termine cinese «qi» intatto, anziché tradotto «energia», per non generare equivoci. Anche se l’espressione del qi può avere qualche squilibrio, per esempio per eccesso o difetto, e c’è una corrispondente disarmonia, non vogliamo per questo porci, rispetto ad essa, come il meccanico rispetto a un guasto. Anche per questo motivo, invece che «diagnosi» potremmo dire più in generale «raccolta informazioni», anche se lo sento ancora riduttivo.

SAGR. Molto bene, non parleremo più di diagnosi se non intendendo raccolta informazioni, e non diremo squilibrio energetico ma disarmonia o, ancora più in generale, espressione del qi. Ora, succede che spesso uke si presenta a me con determinati sintomi, per esempio dolori localizzati come mal di testa o male all’addome, o al petto, ansia, problemi di digestione, pallore, mani fredde, o viceversa calore, rossore, parlantina eccessiva, tendenza a ridacchiare ecc.

SIMPL. Fai bene, Sagredo, a notare tutti questi segni. In MTC, per formarsi un quadro clinico del paziente, è necessario (1) osservarlo, (2) notare il suono, (3) ascoltare quello che ha da dire e (4) toccarlo. Quelli che stai descrivendo sono, infatti, tutti segni e sintomi ben noti in MTC. Calore e rossore sono sintomi di eccesso di yang o carenza di yin, pallore e freddo di eccesso di yin o carenza di yang. Inoltre, ognuno dei cinque organi è associato a un colore, un sapore, un’emozione, un suono ecc. secondo la teoria dei cinque elementi, sicché, dove riscontri una carnagione di un certo colore, o eccesso di una certa emozione, o magari avversione o brama di un certo sapore, questa è indicazione di disarmonia nell’organo associato. Al tocco troverai conferma o maggior precisazione di codeste prime indicazioni.

SAGR. Abbiamo già detto molte cose interessanti e sento il bisogno di fare il punto. Ditemi se vi aggrada questo schema che farò, anche con l’aiuto di lavagna e pennarello.


Figura 1 – Possibile interpretazione della diagnosi shiatsu

Uke si presenta con una certa disarmonia negli organi o nei visceri. La disarmonia causa molti segni e sintomi, tra i quali spesso qualche problema di salute vero e proprio, altre volte non proprio un problema ma certamente fastidi o tratti di non perfetta salute, e poi altri segni ancora che la MTC ha identificato, anche se solitamente poco significativi per la medicina convenzionale, come le emozioni o il rapporto coi cibi. L’azione di diagnosi, o meglio, raccolta informazioni, serve appunto a raccogliere tutti questi dati e unirli a ciò che sentiamo al tocco, in speciali punti o zone o meridiani, per definire la strategia di trattamento shiatsu. Chiamerei «manifestazione» in generale sia i sintomi sia le caratteristiche percepite al tocco dei punti o zone o meridiani.

SALV. Lo schema e le parole mi aggradano abbastanza. Voglio però avvertire che non sempre c’è corrispondenza tra un sintomo, per esempio un malessere riportato da uke, con un meridiano interessante rilevato al tocco. Siccome nella dinamica dell’organismo vitale lo stato energetico è in continuo cambiamento e le relative manifestazioni possono avere tempi diversi, si possono avere casi per cui i sintomi non corrispondono affatto ai meridiani interessanti. Per esempio, il sintomo potrebbe essere il postumo di una disarmonia passata e ora risolta, o al contrario potrebbe indicare una predisposizione o un’avvisaglia di disarmonie future. Similmente, le percezioni al tocco possono indicare un’espressione del qi nel passato o presagirne uno sviluppo futuro. Spesso, poi, i sintomi eccessivi o prolungati risultano in future disarmonie. Sicché alla fine ogni corrispondenza rilevata può, sì, essere significativa, ma potrai tu dire dove sta la causa e dove sta l’effetto?

SAGR. Ascolto le tue precisazioni, Salviati, che trovo ragionevoli e convincenti, e tuttavia devo anche esprimere il mio disagio, perché ciò che all’inizio mi pareva una teoria semplice che mi portava a un quadro, non dico dettagliato, ma almeno univoco del mio uke, è diventata piuttosto inafferrabile. Provo a esprimermi meglio scrivendo alla lavagna alcuni concetti che credo di aver colto:

1. il tocco (qui e ora) rileva un’espressione del qi che può appartenere al passato, al presente o al futuro

2. il segno o sintomo (qui e ora) rileva una disarmonia che può appartenere al passato, al presente o al futuro

3. la manifestazione sta alla disarmonia in relazione di causa, di effetto, o di corrispondenza né di causa né di effetto

SIMPL. Non dico che queste affermazioni mi piacciano in generale, ma sono pienamente d’accordo con la n. 3. Avendo studiato MTC, posso confermare che questa scienza si è sviluppata attraverso l’osservazione di corrispondenze e analogie di fenomeni, senza dare la minima importanza a determinare se l’una sia causa dell’altra, l’altra causa dell’una, o entrambe effetti di una causa comune, o nessuna di tutte queste cose. La causalità non ha alcuna importanza, mentre la sola corrispondenza di fenomeni è di per sé sommamente indicativa di un quadro clinico, detto «sindrome».

SAGR. Invece per me, che ho fatto studi scientifici, il boccone più amaro da inghiottire è precisamente la n. 3. Infatti la scienza (termine che mai attribuirei alla MTC ma solo alle discipline figlie del sommo Galileo) si preoccupa proprio di stabilire i nessi causali tra i fenomeni. Quando sia ben chiara la causa di un effetto, posso poi prevedere nuove manifestazioni dell’effetto qualora si desse nuovamente la causa, o cessare l’effetto sgradito annullando la causa. Le semplici concomitanze e analogie, invece, non hanno da sé stesse alcuna forza probatoria o valenza di verità. Per incominciare dalle concomitanze, ti ammonisco, caro Simplicio, a mai trarre verità dalle simultanee occorrenze di fenomeni senza un’approfondita analisi. Considera il seguente confronto di fatti veri osservati nel corso di più di dieci anni:


Figura 2 – l numero di persone annegate per essere cadute in una piscina tra il 1999 e il 2009 si correla con i film in cui è apparso Nicolas Cage. Immagine tratta da http://tylervigen.com/spurious-correlations

Ebbene, questa concomitanza «dimostra» una manifesta assurdità, ossia che l’uscita di film in cui recita Nicolas Cage causa, negli Stati Uniti, numerosi annegamenti in piscina.

SIMPL. Peccato! Mi piaceva Nicolas Cage.

SAGR. Quanto all’analogia, altro non è che la sovrapponibilità parziale tra due concetti, come quando dico che le onde sonore sono analoghe alle onde elettromagnetiche. È vero perché esse condividono le proprietà comuni a tutti i fenomeni ondulatori, ma qualsiasi predizione del loro comportamento oltre a questo sarà sbagliata: per esempio, le une si basano sul principio di azione e reazione dei punti materiali e perciò richiedono un mezzo elastico, le altre si basano sulle proprietà dei campi elettrico e magnetico e perciò si propagano anche nel vuoto. Nella tua MTC, Simplicio, consideriamo per esempio le associazioni di organi e colori nella teoria dei cinque elementi. Legno e verde si associano a Fegato e Vescicola Biliare (cistifellea), Fuoco e rosso a Cuore e Piccolo Intestino e a Ministro del Cuore e Triplice Riscaldatore, Terra e giallo a Milza-Pancreas e Stomaco, Metallo e bianco a Polmone e Grosso Intestino, Acqua e nero a Rene e Vescica Urinaria. Se, riguardo a Fuoco e rosso, vedo bene che il fluido del cuore è il sangue, che è rosso e arrossa occhi e viso quando sono sanguigni o rubicondi, analogamente mi aspetterei per Legno e verde, dove invece trovo che il fluido del fegato e della cistifellea, la bile, è, sì, giallo-verde ma ingiallisce (e non inverdisce) occhi e viso quando sono itterici. E, se vado avanti, trovo anche più arduo applicare a tutte le associazioni questo criterio, oppure qualsiasi altro, perché un certo criterio ne giustificherà bene talune ma confuterà le altre, un altro giustificherà le seconde ma confuterà le prime. Oppure dobbiamo ammettere che ora si applichi un certo criterio ora un altro, che sarebbe come usare due pesi e due misure, ossia appunto massima arbitrarietà per difetto di solida giustificazione. Un famoso gioco delle analogie, che ha non più pratico scopo che l’intrattenimento, è quello dei 7 gradi di separazione, in cui si deve collegare due persone qualsiasi attraverso sette collegamenti, dei quali l’unico requisito sia una qualsivoglia analogia. Il gioco stesso è dimostrazione che, mediante un buon lavoro di analogie, posso arrivare a stabilire la «verità» di qualsiasi affermazione o, se più mi aggrada, del suo esatto contrario. Per questo motivo ritengo che non si abbia errore concettuale più grande che affidar la conoscenza alle analogie, essendo in tutta la storia e in tutti i popoli fondamento di pregiudizi e superstizioni.

SALV. Caro Sagredo, ho voluto ascoltarti fino alla fine perché sono molto colpito dalla tua passione per la vera conoscenza e il retto giudizio. Non posso confutare i tuoi buoni argomenti, perché troppo solidi, né lo voglio, perché ammiro la buona intenzione. Ma, prima di risponderti, voglio calmare i tuoi bollori alleviando i toni, e pertanto sappi che, da buon fiorentino che sono, vorrei dirne due a codesto tuo Galileo pisano!

SAGR. Ha ha ha, non c’è problema. Io pure, che son genovese, posso contare molti antenati che non andarono troppo d’accordo coi Pisani…

SALV. Benissimo. Dunque citerò un coetaneo di Galileo, e non meno illustre, che scrisse: «Ci son più cose in cielo e in terra di quante si sogni nella tua filosofia». Con questo intendo dire, Sagredo, di non lasciare alcuna delle tue ragionate convinzioni, ma al tempo stesso di essere aperto a nuove. Ciò che tu mi hai detto dei nessi causali si applica perfettamente ai sistemi meccanici, un po’ meno agli organismi semplicissimi, malamente all’uomo, che è un sistema vitale di corpo e mente ben superiore al più sofisticato dei sistemi meccanici.


Figura 3 – Anatra digeritrice, automa progettato nel 1739

Si applica malamente, beninteso, non perché nei sistemi complessi gli effetti non abbiano cause (sarebbe sciocco in qualsiasi caso sostenere che possano esistere effetti senza cause), ma bensì perché le cause e gli effetti nei sistemi superiori sono così complessi, composti e mutevoli da non poter essere facilmente individuabili e collegabili. La nostra medicina, inseguendo le orme di Galileo, è efficacissima in tutte le situazioni in cui le cause sono semplici, ma dovrai convenire con me che ci lascia spesso delusi quelle volte che esse tanto semplici non sono. Ora, sappiamo che alcuni nostri contemporanei, in seno alla scienza medica, hanno finalmente iniziato ad abbracciare la complessità, accettando pienamente, tanto per partire, che nell’uomo si trovano profondamente interconnessi il piano psicologico, neurologico, endocrinologico e immunologico, e vedremo presto se sapranno colmare alcune delle presenti lacune. Nel frattempo abbiamo la MTC, che ha, sì, scelto una strada molto diversa e molto più esposta, come dici tu, a errori e fallacie, tuttavia qualcosa deve pur aver ben indovinato se persino autorità non certo sospettabili di superstizione come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) o lo statunitense Istituto Nazionale per la Sanità (NIH) le riconoscono una dimostrata efficacia contro numerose malattie. E tutto questo, appunto, senza dar troppo peso ai nessi causali, ma piuttosto basandosi – non sulle «concomitanze», come dici tu – ma bensì sulle corrispondenze, che mi sembra un concetto più lontano dal caso fortuito e più vicino alla presunzione di un legame profondo, per quanto forse a noi nascosto. Ti prego quindi, caro Sagredo, di provare ad accettare per ora le nostre strampalate teorie, e ti prometto che col tempo, grazie alla tua mente fina, ne saprai trarre un senso con grande profitto e soddisfazione.

SIMPL. In ogni caso, una qualche forma di causalità in MTC è rappresentata, con la teoria dei cinque elementi, nel ciclo di generazione (Legno, Fuoco, Terra, Metallo, Acqua) e nel ciclo di controllo (Legno, Terra, Acqua, Fuoco, Metallo). Per esempio, nel ciclo di generazione: come il legno alimenta il fuoco così l’organo associato a Legno, ossia Fegato, alimenta l’organo associato a Fuoco, ossia Cuore. Si dice allora che Fegato e Cuore sono in relazione madre-figlio, e chiaramente una carenza di qi nella madre causa una carenza di qi anche nel figlio, che non ne viene nutrito abbastanza, oppure un eccesso di qi nel figlio causa una carenza di qi nella madre, in quanto la sua troppa vitalità le drena le forze.

SAGR. Caro Simplicio, per il bene che ti voglio e per l’affetto e il rispetto per il nostro comune maestro Salviati, starò al gioco di codesta nuova fantasmagoria di analogie. Prosegui pure.

SIMPL. Il ciclo di controllo chiarisce invece una diversa classe di nessi causali. Per esempio, come l’acqua controlla il fuoco, così l’organo associato a Acqua, ossia Rene, controlla l’organo associato a Fuoco, ossia Cuore. Si dice allora che Rene e Cuore sono in rapporto nonno-nipote, e chiaramente un eccesso di qi nel nonno causa una carenza di qi nel nipote, che viene troppo contrastato, mentre una carenza di qi nel nonno causa un eccesso di qi nel nipote, come a dire che questi alza troppo la testa mancando la necessaria autorità regolatrice del nonno, ed esiste anche il caso definito «ribellione», uguale ma con inversione di causa ed effetto, in cui uno straordinario eccesso di qi nel nipote causa una carenza di qi nel nonno, umiliato da quella incontenibile arroganza. Queste relazioni causali servono a collegare in un quadro clinico unitario ogni carenza ed eccesso rilevato nella raccolta informazioni su organi diversi, e ci dice anche che sempre la disarmonia in un organo porta con sé disarmonie in tutti gli organi collegati.

SALV. Hai detto bene, Simplicio. Ed esistono anche altri collegamenti tra organi e organi, tra organi e visceri, e tra visceri e visceri che dovreste considerare. Ogni organo è associato a un viscere in relazione yin-yang (per esempio Rene e Vescica, accomunati dall’elemento Acqua). Ogni organo è anche associato a un altro organo, e similmente ogni viscere a un altro viscere, in virtù della relazione mano-piede (per esempio Rene e Polmone, o Piccolo Intestino e Vescica, accomunati a due a due dalla qualità del qi, ma associati a meridiani tali che l’uno termina o origina nella mano, l’altro termina o origina nel piede). I quattro organi e visceri citati a esempio sono anche parte di un «piccolo ciclo circadiano»: infatti, ogni giorno a partire dalle 3 del mattino, e sempre in un ordine preciso che è Polmone, Piccolo Intestino, Vescica, Rene, essi vengono interessati da un colmo di qi che si propaga, come una marea, di meridiano in meridiano, impiegando due ore da un meridiano al successivo, per un totale di otto ore. Le ore seguenti vedono svolgersi un secondo piccolo ciclo che interessa, in ordine, Cuore, Grosso Intestino, Stomaco, Milza, e poi un terzo che interessa, in ordine, Ministro del Cuore, Triplice Riscaldatore, Vescicola Biliare, Fegato. Concluso tutto il giro in 24 ore, si riprende con uno nuovo. Ora, come già Simplicio ha detto, la particolare espressione del qi in un organo ha ripercussioni su tutti gli organi collegati, e in questo collegamento deve essere considerato anche il ciclo circadiano. Infatti se, poniamo, c’è un blocco in un meridiano che rallenta il flusso del qi, andrà in sofferenza anche il meridiano successivo lungo il ciclo, perché non ne riceve abbastanza. E anche il meridiano precedente, perché ivi il qi andrà in stasi ed eccesso. Bisogna, anzi, dire che il blocco in un qualsiasi meridiano altera tutto il ciclo del qi, per cui non ci sarà organo che non ne risenta.

SAGR. Cari amici, avete detto tante cose importanti e sento di nuovo il bisogno di fermare le idee sulla nostra lavagna:

4. se la raccolta informazioni trova interessante uno specifico meridiano, la disarmonia può essere nel meridiano rilevato, nel coniugato yin-yang, nel coniugato mano-piede, in relazione madre, in relazione figlio, in relazione nonno, in relazione nipote, nell’antecedente circadiano, nel conseguente circadiano, o anche ovunque nel ciclo circadiano

Ora che ho scritto tutto, Salviati, perdonami l’ardire, ma il disagio che poco fa esprimevo, adesso è cresciuto di molto! Che mi può significare l’aver rilevato uno specifico meridiano più vivace degli altri, se poi quello che ha effettivo bisogno di cure può essere qualsiasi organo, qualsiasi viscere e qualsiasi meridiano conosciuto?

SALV. Caro Sagredo, vedo quanto tu ami prendere ogni cosa alla lettera, ed effettivamente non c’è niente, leggendo il tuo scritto alla lavagna, che io possa dire falso. Ma se tutto è ugualmente vero, non tutto è ugualmente rilevante. Il meridiano trovato interessante e i suoi immediati vicini sono i principali da considerare. Se, con quei soli o poco altro, sei capace a formarti un quadro plausibile delle espressioni del qi, lavora di conseguenza. Se non ne sei capace, lavora soprattutto il meridiano interessante e magari i suoi compagni di piccolo ciclo circadiano, e vedrai che non sbaglierai di molto. Se poi un giorno, che attendo con grande trepidazione, riuscirai a impegnare, più che la ragione, l’intuizione, sono certo che il tuo lavoro sarà più efficace ancora, anche se dovesse uscire da tutti gli schemi qui discussi. Infatti, si possono mai calcolare in anticipo tutti i passi di una danza? O non vorrai piuttosto godere della danza via via, entrando in sintonia con i segnali della dama? Ma per questo ti servirà l’intuizione, che è più veloce del calcolo, e in questo il trattamento shiatsu è simile (diresti «analogo») alla danza.

SIMPL. Cambiando argomento, e tornando al principio della nostra conversazione, voglio riportare un’esperienza che mi turba e che spero tu, Salviati, mi possa spiegare. Mi capita spesso, al tocco di uke, di raccogliere informazioni discordanti: ciò che trovo nei punti Shu è diverso da ciò che trovo nelle zone di Masunaga, oppure ciò che trovo nei punti Shu di sinistra è diverso da ciò che trovo nei punti Shu di destra…

SAGR. Ecco finalmente un turbamento che ci accomuna! Infatti, ragiono io, se uke ha, poniamo, una disarmonia in Fegato, non dovrebbe la disarmonia manifestarsi in entrambi i punti Shu di Fegato, in entrambi i punti Mu di Fegato, nella zona di Fegato davanti e nella zona di Fegato di dietro? O che, girando uke, Fegato è improvvisamente guarito e il problema è passato a Stomaco, magari per gravità nel mentre che si voltava? Io dico, con gli antichi, che una cosa o è o non è, tertium non datur, per cui, se disarmonia di Fegato deve esserci, allora c’è in tutto e per tutto.

SALV. Povero Sagredo, quasi sento su di me il dolore e la frustrazione che sto per procurare al tuo lucido intelletto! Infatti, secondo la teoria yin-yang degli antichi Cinesi, il ragionamento così apparentemente inattaccabile che hai appena esposto non vale nulla. In questa teoria, e usando come di consueto «yin» e «yang» per dare un nome a due opposti qualsiasi, non si dà mai l’una cosa o l’altra, ma sempre che qualsiasi espressione di yang, anche al suo massimo possibile, contiene almeno un minuscolo seme di yin; e che la massima espressione di yin nasconde almeno una minuscola particella di yang. Non prendere questa come l’ennesima stravaganza, o persino come aperta violazione della logica, ma come efficace formulazione di un principio filosofico che io credo molto condivisibile, ossia che la vita si esprime nel perpetuo dinamismo degli opposti, e anche, aggiungo io, che l’interpretazione dei fatti può essere ribaltata per aver trascurato un dettaglio. Tu dici che la disarmonia di Fegato o è o non è, ma non ti sei chiesto in quanti modi possibili il qi possa esprimersi nel Fegato, delle quali espressioni alcune potremmo dire disarmoniche sotto un punto di vista, altre disarmoniche sotto un altro? Punti Shu, punti Mu, zone di Masunaga, non sono affatto interscambiabili in tutto e per tutto, ma anzi ci danno viste diverse che noi dobbiamo imparare a interpretare.

SAGR. Giusto, Salviati. Il tuo insegnamento non mi procura affatto dolore, anzi mi pare di vederne il collegamento con l’esperienza e anche la bellezza e profondità filosofica. Pertanto voglio ancora tornare alla lavagna per annotare i nuovi principi appena condivisi:

5. la rilevazione del meridiano interessante potrebbe essere discorde tra Shu, Mu, zone di Masunaga e meridiani, e tra destro e sinistro (non solo per Polmone e Rene ma anche per gli organi non bilaterali)

Ho voluto accennare a Polmone e Rene perché, dei sei organi e sei visceri, sono gli unici di cui esiste un destro e un sinistro e di cui quindi, ragionevolmente, comprenderei una discordanza tra Shu (o Mu, zona, meridiano) destro e Shu (o Mu, zona, meridiano) sinistro, supponendo che l’uno rilevi lo stato del polmone (o rene) destro e l’altro del sinistro. Meno comprensibile mi sembra, invece, trovare discordanza tra destra e sinistra per gli altri organi e visceri di cui vi è uno solo nel corpo umano.

SIMPL. Di certo, tuttavia, ti è noto, Sagredo, che gli organi e i visceri della MTC vanno intesi non in senso letterale, ma come classi di fenomeni fisiologici che concorrono allo stato vitale. In generale la fisiologia ha sempre un destro e un sinistro, oppure mai, a seconda di come la vogliamo vedere.

SALV. Grazie, Simplicio, di aver risposto con più efficace sintesi di quanta ne sarei capace io stesso. Sagredo, tu ragioni e applichi la tua logica come se le espressioni del qi fossero un fenomeno univoco e oggettivo, e le dita un sensore strumentale. A oggi, nessuno è stato capace di definire il qi in un modo che sia rilevabile dagli strumenti, mentre siamo sempre stati ben contenti, anche ai fini pratici, di definirlo in un senso filosofico e di affidarci per esso alle percezioni intuitive.

SAGR. Salviati, ora che ho inteso anche dalla tua bocca che il qi non si può misurare in modo oggettivo con uno strumento, vorrei che lo intendessero anche tutti gli altri nostri colleghi e amici che invocano la nota equazione di Einstein, E = mc², e pretendono che valga come evidenza che tutto nell’universo – sia esso energia o materia – è qi (a volte tradotto «energia» o «soffi») nelle sue varie forme: quelle rarefatte, come il calore e le radiazioni, e quelle condensate, come la materia dura o palpabile. Ora io dico questo: dalle scuole elementari sappiamo che il segno di uguale mette in relazione due numeri, e in fisica i numeri sono sempre letture strumentali espresse con un’unità di misura (nel caso della suddetta equazione, l’unità di misura è il joule, la caloria, o altra equivalente). Quindi, o il qi viene definito come una grandezza fisica oggettiva e misurabile dagli strumenti, o dobbiamo ammettere che quest’uso dell’equazione, presa a prestito dalla fisica e tal quale applicata al qi, è pretestuoso, utile al massimo a illustrare, con un’analogia, un concetto filosofico. Illustrarlo, beninteso, solo a coloro che hanno grande familiarità con la fisica, giacché l’uso utile di analogie in didattica è quello di collegare il nuovo al noto.


Figura 4 – Einstein nega ogni sua affermazione relativa al qi.

SALV. Ma dimmi, Sagredo, dell’altro rovello che leggo nel tuo sguardo.

SAGR. Appunto, caro Salviati: non sono stato contento quando hai detto che l’espressione del qi percepita al tocco non è oggettiva. Questa sola rivelazione distrugge in me l’ultima speranza di senso in una diagnosi. Da che mondo è mondo un paziente si presenta con un problema, e l’esperto lo identifica. Se l’esperto non capisce il problema può chiedere un consulto, perché già abbiamo convenuto che l’uomo è troppo complesso per comprenderne facilmente le cause di malattia e pertanto la diagnosi può essere dubbia. Ma anche ammettendo, al limite, che trovare le cause del male fosse affatto impossibile, tutti dobbiamo convenire sul fatto che tuttavia esistono. Ma tu ora mi dici che queste cause non sono da ritenersi oggettive, e questo per me, che tengo ferma la differenza tra fatti e opinioni, è lo stesso che dire che non esistono.

SALV. Tralascerò di ribattere sull’uso che, dopo tanta conversazione, torni a fare di paziente, diagnosi, esperto (vuoi dire medico), cause (vuoi dire agente patogeno), problema (vuoi dire malattia) e invece andrò diretto al punto che ti tormenta, ossia la non oggettività della raccolta informazioni al tocco. E provo a farlo nei termini che ben conosci, ossia usando le categorie della fisica moderna. Risulta anche a te che lo stato di una particella quantistica è indeterminato finché non viene osservato?

SAGR. Sì, mi risulta. Per esempio, lo stato quantistico di una particella in un campo di potenziale viene rappresentato con una funzione matematica che si può calcolare usando l’equazione scoperta da Schrödinger nel 1925. Nota la funzione, si può conoscere la probabilità di trovare la particella in ogni dato punto dello spazio.

SALV. Perché dici probabilità: forse che la realtà è troppo difficile per essere compresa da noi? Non abbiamo abbastanza informazioni per prevedere la posizione con certezza?

SAGR. È una domanda molto profonda, che ha diviso i più grandi fisici del secolo scorso. In effetti abbiamo trovato risposta certa solo negli anni Ottanta grazie a un esperimento del francese Alain Aspect: da allora abbiamo la prova che l’incertezza è intrinseca nella natura. Potremmo dire che «neanche la Natura sa» dove si trova la particella, almeno finché un osservatore non si risolve a scoprirlo.

SALV. Bene, in altre parole mi stai dicendo che l’intervento dell’osservatore altera il sistema, mutando lo stato quantistico da una funzione matematica sparpagliata nello spazio, che equivale a incertezza della posizione, a una che è concentrata in un punto, che vale a dire certezza. Ma fammi capire meglio: diverse osservazioni darebbero lo stesso esito?

SAGR. Nossignore. Come ho detto poco fa, sono date solo le probabilità: qualsiasi esito è possibile, basta che abbia probabilità diversa da zero. Quindi, preparando la particella in modo identico ed eseguendo una nuova osservazione, in generale si otterrà esito diverso, proprio come in due diverse tirate di dadi, e quindi la particella sarà trovata altrove rispetto a prima.

SALV. E che accadrebbe se, poco tempo dopo l’osservazione, cercassi di nuovo la particella? La ritroverei nello stesso luogo?

SAGR. Ahimè no. Per la famosa relazione di indeterminazione scoperta da Heisenberg nel 1927, quando conoscessi esattamente la posizione di una particella, resterebbe completamente ignota la sua velocità. Sicché, dopo qualche istante, essa si è mossa in direzione sconosciuta e di uno spazio sconosciuto, e cercarla di nuovo non la troverebbe certamente nello stesso punto di prima.

SALV. Benissimo. Ricapitolando: (1) lo stato di un sistema non è «oggettivo» perché è intrinsecamente indeterminato (ma non per questo meno reale), (2) esso diventa determinato all’incontro con un osservatore, (3) due diverse osservazioni a pari condizioni danno in generale esito diverso, che mi pare quasi lo stesso che dire che l’osservazione è soggettiva, e infine (4) ripetere l’osservazione dopo un tempo non darebbe in generale lo stesso esito. Dunque vedi bene anche tu che hai già accettato convintamente, nella scienza, molti apparenti paradossi che ora resisti ad accettare nello shiatsu. Nell’osservazione in fisica quantistica troviamo appunto un parallelo con la diagnosi, o meglio raccolta informazioni e, per estensione, con il trattamento shiatsu in generale; nel sistema quantistico troviamo un parallelo con uke; nell’osservatore un parallelo con tori.

SAGR. Ti sono grato, Salviati, di avere usato con me lo strumento dell’analogia nei termini che io ammetto validi, dato che mi hai illustrato concetti a me nuovi dello shiatsu facendo uso dei concetti a me noti della fisica quantistica. E pertanto voglio subito fissare sulla lavagna il tuo nuovo insegnamento:

6. la raccolta informazioni potrebbe essere discorde tra tori diversi su stesso uke, e tra momenti diversi (anche vicini) con stesso tori e stesso uke

SIMPL. Non capisco perché, Sagredo, tieni tanto a precisare che la fisica quantistica sia per noi analogia e non verità. Io ho spesso udito molti sostenere che solo la fisica quantistica può spiegare i fenomeni sottili percepiti all’incontro tra tori e uke.

SAGR. Per caso costoro sono quegli stessi che tacciono le scienze per esser riduzionistiche, ossia per pretendere di usar le leggi dei sistemi semplici per comprendere i complessi? La fisica si guarda bene da questo riduzionismo (il lavoro del nostro illustre Giorgio Parisi, recentemente riconosciuto con il premio Nobel, ne è testimonianza), mentre invece codesti tuoi «quantistici» mi pare che si facciano rei della loro stessa accusa, se vogliono usar le leggi della particella elementare – il più semplice sistema dell’universo – direttamente sull’uomo – che ne è il più complesso. Gli oggetti e le persone che possiamo vedere e toccare, infatti, non presentano alcuna proprietà quantistica, il che è un tema interessantissimo che si può approfondire ma richiederebbe molto spazio. Essi, e in particolare i sistemi viventi superiori, come ancora si ragionava poco avanti con Salviati, hanno leggi proprie, la maggior parte ancora da scoprire, e certamente lontanissime da quelle note dei sistemi semplici. Questa visione noi la chiamiamo olismo, il contrario del riduzionismo.

SALV. La stessa visione, mi piace pensare, di un pittore che deve allontanarsi dalla tela e sfocare gli occhi per comprendere meglio le relazioni tra le parti e il tutto, prima di decidere le prossime pennellate. Basta così, cari amici. Sono pieno di gratitudine per il dono della vostra intelligente compagnia e concluderei la nostra bella conversazione citando le parole del maestro Masunaga: «La vita va oltre la ragione: forzare una spiegazione della vita genera risposte confuse, come coi koan». Come saprete, i koan sono quei rompicapo che i bonzi adoperano per forzare la mente alla resa e risvegliare la consapevolezza. Ed io veramente, guardando questa notevole lavagnata, penso che essa sia un grande koan, fatto apposta per confondere tutti i Sagredo che sempre smaniano di cavar ragione di ogni cosa. Perciò a loro, e soprattutto al Sagredo amico nostro, a cui non rivolgo il minimo rimprovero ma solo la mia massima stima, auguro il risveglio di quella consapevolezza.


Figura 5 – Lavagna

_______________________

Nota: I personaggi sono di fantasia e si ispirano al capolavoro scientifico e letterario di Galileo «Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo», perciò ogni riferimento a persone reali è da ritenersi casuale.

Sugli autori

David Hirsch è operatore professionale e insegnante shiatsu che pratica quotidianamente fin dai primi anni ’90. È appassionato studente e studioso a tempo pieno della meravigliosa espressione della vitalità dell’essere umano.

Alberto Longhi è allievo del corso per operatori shiatsu tenuto da David Hirsch presso Shiatsu Do Firenze. Ha studiato fisica a Genova, in particolare con Enrico Bellone e Carlo Maria Becchi, ha conseguito il dottorato nel 1997 e lavorato alcuni anni come ricercatore presso il Jefferson Lab in Virginia, USA.

Operatori Shiatsu e “diplomi”: facciamo chiarezza


In rete e nei volantini che pubblicizzano i vari corsi di Shiatsu, si legge spesso la parola “diploma”. Ma cosa significa? Esistono davvero dei “Diplomi di Shiatsu“? Certo, dal punto di vista commerciale è un’espressione che riempie gli occhi e dà speranza al potenziale allievo che desidera avere quanto di più ufficiale possibile, magari con un bel riconoscimento da parte di importanti enti italiani o europei.
Purtroppo, però, non è proprio tutto così chiaro. Cerchiamo di capire cosa accade.

Per lunghissimo tempo lo Shiatsu non ha avuto una collocazione precisa all’interno del panorama professionale italiano.
La situazione si è finalmente definita con la Legge n°4/2013 che regolamenta tutte le professioni che non fanno parte di ordini o albi statali.

Lo Shiatsu fa parte di quelle che vengono chiamate Discipline Bio-Naturali (DBN) e, perciò, rientra nel quadro delle professioni descritte dalla Legge n°4/2013.

Che cosa dice questa Legge?

In sintesi, lo Stato non può materialmente stabilire dei criteri qualitativi per ognuna delle centinaia di professioni che rientrano in questo
gruppo e, quindi, demanda alle varie associazioni nazionali di categoria di stabilire quali caratteristiche deve avere un professionista per poterne garantire la
preparazione e la professionalità.

Quando vi rivolgete a un operatore Shiatsu è bene verificare che:

  1. Il professionista abbia frequentato una scuola di shiatsu. Le competenze adeguate per praticare shiatsu non sono acquisibili tramite corsi a distanza, libri o dvd. È importante capire che tipo di formazione ha seguito l’operatore e di quante ore consiste il suo corso di studi. Un buon operatore necessita di almeno 800 ore di formazione, suddivise tra lezioni frontali e ore di pratica.
  2. Il professionista aderisca ad un’associazione nazionale di categoria (L’APOS è l’associazione di riferimento di Accademia Italiana Shiatsu-Do). Questo garantisce che l’Operatore abbia seguito un curriculum formativo adeguato, l’adesione ad un preciso codice etico e deontologico, le necessarie coperture assicurative e, possibilmente, l’Attestazione di Qualità dei Servizi, unico attestato previsto dalla legge.
    Inoltre, queste associazioni mettono a disposizione uno “sportello del cittadino” a tutela dell’utente.

È bene precisare che, non esistendo regole statali riguardo la formazione di un operatore Shiatsu, non esiste alcun requisito obbligatorio per svolgere questa professione: per assurdo, basta aprire una partita IVA e stipulare una polizza assicurativa, anche se non si sono fatti corsi specifici.
Per questo motivo è importante verificare, come anche spiegato qui sopra, le credenziali e la preparazione dell’operatore.

A proposito di credenziali, è bene far presente che per il nostro ordinamento giuridico non esiste alcun “diploma di Shiatsu”. Spesso si sente dire, anche in buona fede, che la tal persona è un “operatore diplomato”. Questa rappresenta quantomeno un’imprecisione: gli enti formativi che organizzano corsi di Shiatsu possono emettere solo degli “Attestati di partecipazione” che non hanno alcun valore giuridico. Questi documenti, semplicemente, attestano che l’allievo ha frequentato e terminato un corso di “x” ore: informazione utile per l’utente, che può verificare la preparazione dell’operatore, e per le associazioni di categoria, in fase di accettazione della domanda di iscrizione dell’operatore professionale.

Purtroppo, alcune scuole usano espressioni come “Diploma di Operatore Shiatsu” o “Patentino di Operatore Shiatsu” facendo, magari, riferimento a enti più o meno altisonanti o fantasiosi che “riconoscono” questi “diplomi”. Spesso ciò accade per apparire più autorevoli della concorrenza o dare l’impressione di fornire un servizio più qualificato: è bene sapere che nessuno di questi titoli è reale né ha alcun valore legale e, anzi, possono essere sintomo di scarsa professionalità da parte dell’ente di formazione.

La situazione legislativa in Europa è complessa e varia da Paese a Paese ma, generalmente, non è dissimile da ciò che accade in Italia: non esiste in alcuna maniera un titolo di “Operatore Shiatsu” riconosciuto dalla Comunità Europea. Potrebbe capitarvi di sentir dire che lo Shiatsu può essere praticato solo da fisioterapisti o estetiste: questo non è vero. Come già detto prima, lo Shiatsu è una Disciplina Bio-Naturale ed è una professione rispondente ai sensi della Legge n°4/2013, pertanto può essere praticato da chiunque.

Sta a voi scegliere chi vi ispira fiducia, sapendo che potete verificarne la preparazione e il curriculum formativo tramite le associazioni nazionali di categoria.
Come avrete capito, le informazioni a disposizione possono essere molte. A volte possono anche essere contradittorie. Le fonti più autorevoli in materia sono le principali associazioni nazionali di categoria: qui potete consultare il sito di APOS e contattare il loro “sportello del cittadino”.

(Pubblicato su www.accademiashiatsudo.it)

Shiatsu e Fibromialgia


Grazie ad un link pubblicato dalla Federazione Europea di Shiatsu, abbiamo trovato uno studio del 2013, pubblicato dal Journal of Manipulative and Physiological Therapeutics. Lo riportiamo tradotto per voi in italiano. E’ un testo molto asciutto, per quanto riguarda i contenuti, ma estremamente interessante, sia per le metodologie di rilevamento dei risultati, sia per gli effetti avuti sul gruppo oggetto della ricerca. 

La Scuola di Medicina dell’Università di San Paolo in Brasile ha progettato uno studio pilota per valutare i potenziali effetti dello Shiatsu sui sintomi presentati da pazienti adulti affetti da fibromialgia.

Trentaquattro pazienti, di età compresa tra i 33 e i 62 anni, sono stati equamente divisi in due gruppi: uno ha ricevuto trattamenti Shiatsu completi, due volte alla settimana per otto settimane, e un gruppo di controllo, che ha ricevuto un libretto con indicazioni da seguire ma nessun trattamento Shiatsu.

In entrambi i gruppi sono stati misurati i seguenti fattori: intensità del dolore, soglia del dolore alla pressione, ansia, qualità del sonno e impatto dei sintomi sulla salute del paziente. Il gruppo Shiatsu è stato anche interrogato riguardo ad eventuali effetti collaterali e al livello di soddisfazione.

Riguardo alle metodologie di rilevamento utilizzate, l’intensità di dolore è stata valutata con la VAS (Scala Visual Analogica), la soglia di dolore alla pressione con la dolorimetria, l’ansia con la STAI (State-Treat Anxiety Inventory), il sonno con il PSQI (Pittsburgh Sleep Quality Index) e l’impatto dei sintomi sulla salute del paziente con l’FIQ (Questionario di Impatto della Fibromialgia).

I pazienti sono stati valutati all’inizio e dopo 8 settimane: il gruppo Shiatsu ha presentato differenze statisticamente significative nel cambiamento dei punteggi di tutte le variabili, ad eccezione dell’ansia, rispetto al gruppo di controllo.

Si sono avuti miglioramenti dalle percentuali relative clinicamente rilevanti per quanto riguarda intensità del dolore (40.6%), soglia di dolore alla pressione (76.4%), qualità del sonno (34.4%) e impatto dei sintomi sulla salute del paziente (22.3%).
Non sono stati riportati effetti collaterali o reazioni avverse durante i trattamenti e il 94% dei pazienti ha manifestato soddisfazione riguardo allo Shiatsu.

Lo studio dimostra il potenziale dello Shiatsu riguardo il miglioramento di intensità del dolore, soglia del dolore alla pressione, qualità del sonno e impatto dei sintomi sulla salute del paziente con fibromialgia.

Susan L.K.Yuan MSc, Ana A.Berssaneti PhD, Amelia P.Marques PhD

La “teoria” nello Shiatsu esiste… in teoria

Una delle domande più frequenti che ci viene posta da chi si avvicina ai nostri corsi di formazione riguarda il monte ore dedicato allo studio della teoria. Non è semplicissimo rispondere, più che altro perché il concetto di “teoria” nello Shiatsu è piuttosto ampio e variegato. Al posto del termine “teoria”, ad esempio, riteniamo più appropriato parlare di “modelli interpretativi”. Lo Shiatsu moderno nasce con il M° Namikoshi il cui modello è, semplificando, molto vicino ad un approccio anatomico/fisiologico di tipo fisioterapico e le mappe sono composte da aree nelle quali sono concentrati o si diramano vasi sanguigni, vasi linfatici, ghiandole a secrezione interna del sistema endocrino e fibre nervose. Successivamente viene fondata la scuola Iokai di del M° Masunaga che introduce un modello interpretativo di tipo energetico, sviluppando delle mappe che descrivono il decorso di meridiani, in parte coincidenti con il modello della Medicina Tradizionale Cinese, integrati con meridiani originali noti come “estensioni di Masunaga” o anche, assai impropriamente, “meridiani zen”.
Non siamo ancora arrivati agli anni 80 e già abbiamo almeno due approcci teorici diversi afferenti allo Shiatsu.
Con lo sviluppo della disciplina al di fuori del Giappone, avvenuto dagli anni ’70 in poi, molti Maestri hanno fondato una propria scuola in giro per il mondo, ciascuno sviluppando il proprio stile e, di conseguenza, le proprie mappe come, ad esempio, il Meiso Shiatsu del M° Yahiro.
Altre scuole, nel corso degli anni, hanno apportato modifiche alle proprie mappe di riferimento.

Anche Accademia Italiana Shiatsu-Do ha sviluppato, nel corso di decenni, un proprio modello autonomo, che non fa capo esclusivamente al sistema dei meridiani energetici, comunque affrontato in modo approfondito, ma anche a Zone e Punti Risonanti, creando una mappa che è oggetto di studio nei Quarti Percorsi Shiatsu-Do.
Molti sistemi di riferimento non sono sovrapponibili gli uni agli altri anche se, inevitabilmente, qualche punto in comune lo si può trovare.
Un modello interpretativo, per definizione, descrive e rappresenta la realtà dal proprio punto di vista, ma non è la realtà. Ciascuna descrizione e rappresentazione è vera all’interno del proprio sistema di riferimento e non invalida, automaticamente, altre visioni e punti di vista.
Per avere più chiaro il perché ciò accade, è bene sapere come questi modelli sono stati elaborati.
Ogni schema interpretativo è il frutto di anni di sperimentazione e osservazione da parte di un gruppo più o meno grande di operatori. C’è un’intuizione di base, uno schema di lavoro e migliaia di trattamenti con altrettante osservazioni dei risultati: la sintesi di ciò, nel corso degli anni, produce un modello di riferimento o uno schema interpretativo. Più sinteticamente, una mappa.

Accademia Italiana Shiatsu-Do, nel rispetto di tutte queste considerazioni, ha scelto un approccio multiculturale proponendo diversi schemi di lavoro, dai meridiani della MTC, alle estensioni e zone di Masunaga, alle già citate Zone e Punti Risonanti, il tutto partendo da un punto fondamentale, l’unico che accomuna tutte le scuole di Shiatsu nel mondo: le pressioni.
L’operatore Shiatsu evoluto, stabilisce il trattamento da svolgere sulla base di ciò che sente quando preme: un punto particolarmente rigido o cedevole, attivo o spento, caldo o freddo (ossia una classificazione riconducibile agli archetipi Yin/Yang) viene considerata un’indicazione da seguire e da interpretare per poter personalizzare un trattamento. Per far ciò, la prima cosa che serve imparare è, appunto, premere.

Accademia Italiana Shiatsu-Do impegna molto tempo della propria formazione per insegnare ai propri allievi ad avere un’ottima qualità della pressione. Il percorso per il raggiungimento di questo obiettivo apre le porte alla percezione, ossia a riconoscere in modo preciso e affinato ciò che si sente sotto i pollici durante le pressioni. In quest’ottica, studiare e applicare i modelli interpretativi desiderati è efficace. Se so premere e ho consapevolezza di ciò che sento sotto i miei pollici, imparare un modello interpretativo e utilizzarlo per personalizzare i miei trattamenti è una cosa relativamente semplice, sicuramente molto di più che compiere il percorso a ritroso: se imparo a memoria un’intera mappa ma non ho i mezzi per poterla verificare sul territorio (il mio Uke), avrò la testa piena di concetti, ma le mani vuote di esperienza.
Utilizzando una metafora, è come iscriversi ad un corso di pittura: se una scuola mi insegna a dipingere in stile impressionista, al termine del corso saprò fare solo quello. Se, invece, mi addestra a dominare il mio tratto pittorico, sarò in grado, anche a seguito di una mia ricerca personale, di esprimermi in tutti gli stili scegliendo quello che, per sensibilità, gusto o attinenza, è il più congeniale o il più efficace per ciò che voglio rappresentare.

Ciò non significa che i corsi di Accademia Italiana Shiatsu-Do non abbiano una solida e approfondita parte di studio, anzi! Siamo molto orgogliosi di aver costruito una struttura di E-Learning unica nel campo della formazione Shiatsu, con decine di contributi audiovisivi e dispense in cui vengono affrontati in modo preciso e mirato i concetti alla base dei modelli interpretativi. Questi contenuti, però, vengono resi disponibili solo quando c’è un adeguato livello di pratica che ne permetta la comprensione. Diversamente si formerebbero dei praticanti teorici dalle tecniche zoppicanti e inefficaci. In un mondo in cui si diffonde sempre più una semplificazione che porta all’impoverimento delle discipline, desideriamo contrapporre la solidità di una formazione che crea operatori indipendenti e in grado di affrontare ogni situazione con competenza e sicurezza.

Per maggiori dettagli sul contenuto dei nostri corsi, visita la sezione dedicata sul nostro sito.

(Fonte https://www.accademiashiatsudo.it)

L’arte dello Shiatsu-Do, la magia della pressione: Settimana di Pratica a Lamoli

Come ogni anno Accademia Italiana Shiatsu-Do propone un evento formativo di altissimo livello: la settimana di Pratica Professionale a Lamoli (PU)

In una cornice naturalistica magnifica, in questi giorni ci si dedicherà alla crescita personale e all’affinamento della tecnica.

Confronto, Studio, Pratica: un’esperienza magica, un viaggio nella dimensione dello Shiatsu-Do, un viaggio dentro di sé!

Partecipa alla settimana di Pratica Professionale nell’incantevole Oasi San Benedetto, a Lamoli (PU).

PROGRAMMA:

  • La pratica dei Kata, le radici dello Shiatsu Do
  • Jing Mai, Xue, Zone: risonanza, ascolto, sensibilità
  • Vitalità Articolare: Shiatsu e mobilità nel trattamento delle articolazioni
  • I luoghi del respiro – Stiramenti e Yoga Posturale
  • Rilassamento e pratica di meditazione
  • Visita a La Verna e meditazione al fiume

L’Oasi San Benedetto a Lamoli è un luogo incantevole con una cucina prelibata!
Questo è un incontro irrinunciabile per la nostra crescita individuale!

Per tutti gli appassionati dello Shiatsu: allievi, operatori, assistenti e istruttori.

Il seminario è certificato con 30 ore di pratica documentata per gli allievi e con 20 ore di crediti formativi per gli Istruttori

COSTI

Seminario: 300 euro (220 entro il 30/06)
Vitto e alloggio (5 giorni di pensione completa presso Oasi San Benedetto):

  • Ostello: € 250
  • Camere 4/6 posti: € 275
  • Camera Tripla: € 300
  • Camera Doppia € 325
  • Camera Singola € 375

Per informazioni scrivici o contatta la nostra Segreteria dal Lunedì al Venerdì, dalle 14 alle 19 al numero 02.29.40.40.11 o al numero verde 800.939.956